venerdì 29 luglio 2011

UNO SCANDALO TUTTO ITALIANO

Denunciata dall'illustre milazzese la sottrazione di antichi volumi appartenuti alle «disciolte corporazioni religiose», ossia agli ordini religiosi (Carmelitani, Benedettini, Francescani, etc)., i cui beni con legge del 1866 furono incamerati dallo Stato ed in gran parte messi all'asta per finanziare la guerra all'Austria.

La minuta d’una lettera scritta il 27 gennaio 1875 dall’illustre milazzese Stefano Zirilli (1812-1884), fondatore della Biblioteca Comunale, al direttore del Pungolo di Napoli, se da un lato denuncia un episodio a dir poco scandaloso – non mancando d’indirizzare dure accuse a parlamentari e ministri del giovane Regno d’Italia – dall’altro offre preziose informazioni sulla provenienza di alcuni antichi volumi acquistati a Roma ed oggi custoditi nel fondo antico della nostra Biblioteca Comunale, come ad esempio il pregevole «Plinio secondo», incunabolo datato 14 maggio 1487 e restaurato nel settembre 1984 presso il “Laboratorio di Restauro del Libro” di S. Martino delle Scale in prov. di Palermo (Caii Plinii Secondi, Naturalis Hystoriae, Magistrum Marinum Saracenum, Venezia 1487, vecchio numero d’ingresso 11157).

L’assurdo episodio viene ripreso dallo Zirilli nel discorso inaugurale della Biblioteca pronunciato il 4 giugno 1876, dove precisa che la compravendita venne conclusa col capitano marittimo milazzese Antonino Alioto e che la spesa di 334 lire, oltre alle 66 lire sostenute per restaurare i volumi, venne fronteggiata facendo ricorso a 200 lire a carico del bilancio comunale e ad analogo importo finanziato da private donazioni.

Nel discorso inaugurale Zirilli elenca alcune opere pregevoli provenienti dalla suddetta compravendita, manifestando la sua alta cultura, accompagnata da una gradevole e garbata ironia. Come quando descrive le «leggi connubiali del dotto Tiraqueau (ingr. 11.019), che alla fertilità dell’ingegno accoppiava una prodigiosa facoltà generativa, per cui ottenne da una sola moglie 30 figli secondo alcuni storici, e 45 secondo altri, e del quale dice il Preside De Ton cum singulis annis singulos libros ac liberos reipublicae daret, che dava cioè ogni anno alla patria un figlio ed un libro, quantunque non bevesse vino, o forse appunto perché astemio».

Di seguito si pubblica la trascrizione integrale della missiva inoltrata al direttore del Pungolo nel 1875:

«Milazzo, 27 Gennaio 1875.
Onorevole Sig. Iacopo Comin
Direttore del Pungolo di Napoli

In conferma ed aggiunzione della interrogazione fatta nella tornata del 19 andante della Camera de’ Duputati dall’onorevole Manfrin al Ministero sulle sottrazioni di libri e codici di valore dalle Biblioteche delle soppresse Corporazioni religiose, debbo denunciare al publico giudizio ed alle serie considerazioni del Ministro il seguente fatto passato per le mie mani, intorno al quale, esibisco documenti e declino nomi avvalendomi della publicità del Vs. egregio Giornale.

Nel passato mese di Giugno io comprava per conto di questa Biblioteca Popolare, di cui ho la direzione, una partita di carta lorda ad uso di mercerie del peso di kg. 485 per lire 334 da una barca arrivata da Roma, ove avevala comprata Dio sa quanto per cavarvi il nolo ed un piccolo profitto.

Fui indotto a far questa compra perché avevo avuto sentore di precedenti arrivi della stessa merce anche da Roma, nei quali erano stati trovati libri pregevoli.

Non mi ingannai nelle mie previsioni né mi sono pentito di aver comprato come suol dirsi la gatta nel sacco, peroché nello sciogliere le 14 o 15 ballatte ho trovato una quantità di opere pregevolissime di giurisprudenza, legislazione, storia, geografia, materie ecclesiastiche, statistica etc., in 350 volumi circa, la maggior parte difficile a trovarsi perché ormai non si ripubblicano più e costerebbero moltissimo, talune rare, una rarissima che è un Plinio del quindicesimo secolo (1487), il quale solo ha un valore bibliografico di oltre mille lire.

In quale stato però erano ridotte? Facevano pietà ed insiem vergogna, peroché non  par credibile che nella Capitale della dotta Italia si vendano a vilissimo prezzo e per carta lorda opere di merito che illustrerebbero qualunque Biblioteca come oggi arricchiscono la nostra.

Se a me qui in Milazzo furono vendute in ragione di 69 centesimi il kilogrammo, quanto ha dovuto comprarla il capitano della barca a Roma, e quanto il di lui venditore dal primo? Siccome i merciajuoli non vogliono pagar per carta le legature, così in Roma vennero strappate in fretta e con poco garbo, in modo che di molte andaron perduti con le legature i frontespizi non che le prime ed ultime pagine.

Oggi sono state alla meglio restaurate sichè calcolo che con una spesa di circa 400 lire, compresa la restaurazione, abbiamo un materiale il quale ne val 2.000 anche calcolando il valore bibliografico reale molto al di sotto del merito.

La fisonomia più spiccata di questi libri rivela la provenienza monastica per la gran parte, ma ve ne ha pure di provenienza governativa e talune pubblicazioni ufficiali freschissime del 1874. Notate che la barca comprava in Roma questa partita di carta lorda nei primi di maggio 1874!

Pare dunque manifesto che le deplorate sottrazioni dal Deputato Manfrin non sono avvenute solo dalle librerie delle disciolte Case religiose, ma anche da più alto luogo, come risulta dalle seguenti mie note rilevate dai libri medesimi e precisamente da quelli che portano in fronte qualche marca sù frontespizi:

- Portius (Christopharus, ndr), Comt. in Iustiniani fol. (cinquecentina, ndr), Hereditatis Pirovanae (suggello);
- Viviano (Giuliano Viviani, ndr), Praxis Iurispatronatus fol., Filippo Bardi (manoscritto);
- Pacifico (Statilio, ndr), De Salviano (Tractatus del XVII sec., ndr) fol., Armellini (suggello), I. Ant. De Marii (manoscritto);
- Statistica Austriaca in tedesco, Bib. Della R. Segreteria di Stato Interni (suggello);
- Altra idem idem, Ministero di Agricoltura Direz. della Statistica (suggello);
- Altra Prussiana idem, Ministero di Agricoltura Direz. della Statistica (senza suggello);
- Altra idem idem idem;
- Albitio Cardinale, De inconstantia in iure (XVII sec., ndr) fol., ex Sancto Officio (manoscritto);
- Menochio (Io. Stephani, ndr), Comm. Sacrae Scripture fol. (XVII sex., ndr), Stephani Falalchi (manoscritto);
- Regolamento per la leva 4°, Uditorato Generale di Guerra (suggello);
- Pietri, Politique Francaise, Ministero Esteri Archivj e Bibliot. (suggello);
- Matteucci, Officialis Curiae etc. fol., Publicetur p. Io. Bap. Carus Magister et socius R. P. Sacri Ap. Pal. Magistri;
- Baronio Annalaes Eccl. (un suggello inintellegibile).

E dopo tutto il fin qui detto non faccio commenti, che meglio di me potrete farli Voi stesso, i contribuenti dai quali si spreme il sangue e poi si lasciano depredar gli interessi con tanta leggerezza e vergogna nostra, li potrà far la Camera che con inqualificabile faciltà accetta le facili e comode denegazioni del Ministro di Grazia e Giustizia, e le scuse del Ministro della Pubblica Istruzione, il quale non ha assunto alcuna ingerenza sulle Biblioteche delle Corporazioni disciolte, non parlo delle ingenue dichiarazioni del Ministro dell’Interno che eccitano la ilarità della Camera.

Devotissimo servo, Stefano Zirilli»

domenica 24 luglio 2011

QUEL VOLUME TRAFUGATO CHE APPARTENEVA ALL'ARCHIVIO STORICO

Di seguito pubblichiamo un inventario (redatto dallo scrivente a titolo di volontariato gratuito nel 1997) del materiale librario custodito presso l’Archivio Storico della Città di Milazzo, dove si conservano 6 incunaboli, 19 cinquecentine, una seicentina e due settecentine, in totale 28 preziosi volumi antichi non ancora versati nel patrimonio della Biblioteca comunale. In verità i volumi in questione  oggi sono soltanto 27, in quanto nel corso di questi ultimi 14 anni uno di essi (il Bonanni, «Delle Antiche Siracuse») è stato trafugato.

*****

- Leonardus de Utino, senza titolo, 1479;
- Caii Plinii Secondi, Naturalis Hystoriae, Magistrum Marinum Saracenum, Venezia, 1487, collocazione AM2N.2, vecchio numero d’ingresso 11157 (restaurato nel settembre 1984 c/o il Laboratorio di Restauro del Libro in S. Martino delle Scale, Palermo);
- Incunabolo privo di data e di titolo, collocazione AM2N.21, numero d’ingresso 4345, vecchio numero d’ingresso 11157 (restaurato nel settembre 1984 c/o il Laboratorio di Restauro del Libro in S. Martino delle Scale, Palermo);
- Marci Tulli Ciceronis, Epistolarum Familiarium, incunabolo senza data, collocazione AM(1)2N.1, numero d’ingresso 2397, vecchio numero d’ingresso 11777-L (restaurato);
- Secunda Secunde Sancti Thome de Aquino Ordinis Predicatorum, Venezia 1495, vecchio numero d’ingresso 3075 (restaurato nel settembre 1984 c/o il Laboratorio di Restauro del Libro in S. Martino delle Scale, Palermo);
- Cum postilla Domini Hugonis Cardinalis - Prima Pars, Basilea 1498, vecchio numero d’ingresso 2885, collocazione AM/2;
- Cum postilla Domini Hugonis Cardinalis - Secunda Pars, Basilea 1500, vecchio numero d’ingresso 2886, collocazione AM/2;
- Cum postilla Domini Hugonis Cardinalis - Tertia Pars, Basilea 1500, vecchio numero d’ingresso 2887, collocazione AM/2;
- Cum postilla Domini Hugonis Cardinalis - Quinta Pars, Basilea 1500, vecchio numero d’ingresso 2889, collocazione AM/2;
- Tertius Scripti Droniensis Doctoris Subtilis Fratris Ioanis Duns Scoti Ordinis Minorum Super Sententias, Simonem De Luere, Venezia 1506, numero d’ingresso 14016, vecchio numero d’ingresso 7924, collocazione AM1N.6, (restaurato);
- Pietro D’Abano (?), Conciliator Differentiarum (?), Giunti, Venezia 1520, numero d’ingresso 7339, vecchio numero d’ingresso 11988 (?), collocazione AM1N.9;
- Textus Magistri Sententia, Lugduni (odierna Lione) 1525, numero d’ingresso 14015, vecchio numero d’ingresso 8699, collocazione AM1N.8;
- Posterior Pars Eiusdem Rapsodiae Historiarum M. Antonimi Coccii Sabellici, continens sex enneades reliquas etc., 1528, numero d’ingresso 7338, vecchio numero d’ingresso 34, collocazione AM1N.7;- Iudocus Clichto – Veus Neoportuen, Per Petrum De Sancta Lucia, Lugduni 1545, numero d’ingresso 4512, vecchio numero d’ingresso 8599, collocazione AM1N.15;
- Aphorismi Hippocratis, Apud Guglielmum Rouillium, Lugduni 1547, numero d’ingresso 5027, vecchio numero d’ingresso 10.271-I, collocazione AM1N.14, (si tratta di un libricino sul cui frontespizio si legge la seguente dedica: «Alla Biblioteca Comunale di Milazzo il concittadino Federico Lucifero dei Baroni di San Nicolò, Precettore di Rettorica dona anno 1876);
- Libri Epidemiorum Hippocratis, Apud Guglielmum Rouillium, Lugduni 1550, numero d’ingresso 5028, vecchio numero d’ingresso 10.272-I, collocazione AM1N.13, (si tratta di un libricino sul cui frontespizio si legge la seguente dedica: «Alla Biblioteca Comunale di Milazzo il concittadino Federico Lucifero dei Baroni di San Nicolò, Precettore di Rettorica dona anno 1876);
- Ludovici Buccaferreae, Explanatio Libri I Physicorum Aristotelis, Accademia Veneta, 1558, numero d’ingresso 4631, vecchio numero d’ingresso 8549, collocazione AM1N.20;
- Calepini, Dictionarium, Apud Paulum Manutium, Venezia 1564, numero d’ingresso 14013, vecchio numero d’ingresso 11789-O, collocazione AM1N.18;
- Ludovici Buccaferrei, Lecitone Super Tres Libros de Anima Arist., Ioan. Baptistae Somaschi et fratres, Venezia 1566, collocazione AM1N.20;
- Antonii Poli, volume rilegato con un antichissimo spartito di musica e privo di titolo, Apud Simonem Galignanum de Karera, Venezia 1578, numero d’ingresso 4602, vecchio numero d’ingresso 7559, collocazione AM1N.19;
- Antonimi Poli, volume rilegato con un antichissimo spartito di musica e privo di titolo ma con la seguente dicitura «Disgressio de Circolo Lacteo etc.», Apud Simonem Galignanum de Karera, Venezia 1578, numero d’ingresso 4602, vecchio numero d’ingresso 7559, collocazione AM1N.19 (è stato rilegato unitamente all’altro volume del Poli);
- Iustini ex Trogi Pompeii, Libri XLIII, Appresso Pietro Marinelli, Venezia 1586, numero d’ingresso 1976, vecchio numero d’ingresso 923 (?), collocazione AM1N.10;
- Iahannis Chrosczieyoioskij, De morbis puerorum, Apud Paulum Meietum Bibliopolam Patavinum, Venezia 1588, numero d’ingresso 5116, vecchio numero d’ingresso 12503-f, collocazione AM1N.12;
- Giuseppe Carnevale, Historie et Descrittione del Regno di Sicilia, Horatio Salviani, Napoli 1591, collocazione AM1N.11, numero ingresso 1491, vecchio ingresso n. 13101-P (si cita la Città di Milazzo a pag. 155);
- Gio. Battista Caracciolo, Annuale secondo overo parte seconda de’ ragionamenti spirituali del Padre -, Appresso Manelfo Manelfi, Roma 1641, vecchio numero d’ingresso XII-g-13, collocazione AM/2;
- Giacomo Bonanni Colonna, Delle antiche Siracuse, Stamperia di Giovan Battista Aiccardo, Palermo 1717, senza collocazione (uno dei due volumi, rarissimo già nell’Ottocento e completo di antiche piante di Siracusa - TRAFUGATO);
- Supplica alla Maestà del Re del Pubblico della Città di Melazzo in Sicilia intorno le quistioni di esso Pubblico coll’Illustre Principe di Spadafora, 1777, vecchio numero d’ingresso 15.178-P-2, collocazione AM2N.26.

IL FONDO ANTICO DELLA BIBLIOTECA

Un giovane promettente ci chiede «qualche delucidazione in merito al fondo antico della Biblioteca Comunale». Rispondiamo volentieri.

Il fondo antico della Biblioteca Comunale raccoglie tutti i libri stampati tra il Quattrocento, ossia il secolo durante il quale nacque la stampa, e l’Ottocento. Si tratta perlopiù di volumi che appartenevano alle Biblioteche dei cinque conventi di Milazzo (Convento del Carmine, S. Papino, S. Francesco di Paola, S. Domenico e Cappuccini), biblioteche che negli anni Sessanta dell’Ottocento vennero confiscate dallo Stato, unitamente ai fabbricati dei suddetti Conventi, e trasferite ai Comuni, che ne diventarono proprietari.

Nel 1876, per iniziativa dell’illustre Milazzese Stefano Zirilli (1812-1884), venne inaugurata l’attuale Biblioteca Comunale, che raccoglieva appunto i fondi librari dei cinque conventi di Milazzo. Zirilli acquistò molti altri volumi, impinguando così il patrimonio librario della nostra Biblioteca: acquistò anche qualche volume risalente al Quattrocento (i cosiddetti “incunaboli”) e si fece donare un cospicuo patrimonio librario, presentando istanze di donazioni persino a Sua Maestà il Re d’Italia e ad Alessandro Manzoni, che accettarono il suo invito.

Il fondo antico della Biblioteca Comunale di Milazzo raccoglie dunque libri del Quattrocento (incunaboli, per un totale di n. 7 unità), del Cinquecento (cinquecentine, per un totale di n. 90 unità), del Seicento, Settecento ed Ottocento.

Alcuni incunaboli sono stati restaurati qualche decennio fa presso una ditta specializzata di S. Martino delle Scale in prov. di Palermo.


Il fondo antico subì cospicue perdite durante il secondo conflitto mondiale, quando vennero danneggiate 50 cinquecentine, mentre 4 incunaboli furono asportati dalle truppe alleate e dai civili.

Prima di essere collocati nelle eleganti sale di Palazzo D’Amico, i preziosi volumi del fondo antico sono rimasti sigillati in casse lignee per oltre vent’anni (no comment). Qualche anno fa alcuni volumi sono stati anche trafugati. Ne diede notizia la Gazzetta del Sud (ancora no comment).

Tra i volumi del fondo antico si ricordano, oltre ai tantissimi di carattere religioso, «Naturalis Historiae», incunabolo pubblicato nel 1487 (Caii Plinii Secundi), «La prima parte del general trattato di numeri» di Nicolò Tartaglia (Venezia 1556), «Delle navigazioni et viaggi» (ed. Giunti, Venezia 1550) ed «Historie et descrittione del Regno di Sicilia» di Giuseppe Carnevale (ed. Orazio Salviani, Napoli 1591).

venerdì 22 luglio 2011

IN BIBLIOTECA UN LIBRO APPARTENUTO AD UN GRANDE POETA TEDESCO

Dagli scaffali del fondo antico della Biblioteca Comunale di Milazzo emerge un’altra piacevole sorpresa. Si tratta dell’opera del Fazello, pubblicata nel 1579, un’opera fondamentale per lo studio della storia siciliana. Purtroppo il volume è mutilo, infatti la pag. 187, in cui sono riportate notizie su Milazzo, è stata sottratta da qualche imbecille, verisimilmente alcuni decenni fa. Ciò nonostante l’opera riporta in copertina lo stemma e le iniziali del suo originario proprietario, il quale era nientedimeno che un famoso poeta tedesco, Theobald Hock (1573-c.1624), il cui profilo biografico viene riportato anche dall’Enciclopedia Treccani. Una curiosità, questa, che ha già fatto il giro dell’Europa. E così l’antico libro di proprietà della Città di Milazzo è stato pubblicato in un sito specializzato di letteratura tedesco-boema finanziato dal Ministero della Cultura della Repubblica Ceca (http://www.kohoutikriz.org/priloha/hock.php).

Al seguente link le foto del prezioso volume della Biblioteca fondata da Stefano Zirilli:
http://www.panoramio.com/user/3112587/tags/Il%20libro%20appartenuto%20al%20grande%20poeta%20tedesco%20Theobald%20Hock%20%281573-c.1624%29

Prima di perveniere alla Comunale di Milazzo, il volume fu custodito presso la biblioteca di un ordine monastico, come si evince dalle notizie riportate, tra l'altro, sul frontespizio.

lunedì 18 luglio 2011

BIBLIOTECA COMUNALE: SCOPERTI ALTRI DUE STUPENDI MANOSCRITTI DI AUTORE MILAZZESE DEL SETTECENTO

Non finisce mai di stupire ed affascinare l’antico patrimonio librario ed archivistico custodito nelle lussuose sale di Palazzo D’Amico. Dopo la scoperta del trattato di retorica del milazzese Francesco Proto de Alarcon (circa 1735), tornano alla luce altri due preziosi manoscritti, ancora una volta frutto degli studi e delle ricerche appassionate di un autore milazzese. Si tratta di due volumetti di studi aristotelici, redatti in latino nel biennio 1754/55 - anche se in qualche pagina si legge la data del 1756 - dal padre cappuccino Giovan Battista da Milazzo. Due preziosi manoscritti, peraltro arricchiti da eleganti immagini, in cui il dotto autore disquisisce su argomenti astronomico-filosofici che prendono le mosse dal sommo Aristotele e dal filosofo Giovanni Duns Scoto, quest’ultimo beatificato nel 1993 dal pontefice Giovanni Paolo II. Interessanti, tra l’altro, le considerazioni sul sistema planetario di cui all’aristotelica filosofia della natura.

Allo scopo di salvaguardare nel tempo questi due preziosi manoscritti, il secondo purtroppo è mutilo, lo scrivente ha già inoltrato istanza agli organi competenti allo scopo di poterne digitalizzare a titolo gratuito ed a proprie spese le singole pagine.

Al link seguente è possibile osservare un'anteprima dei due manoscritti:

sabato 16 luglio 2011

ECCEZIONALE SCOPERTA IN BIBLIOTECA: L'OPERA DI UN MILAZZESE RISALENTE AL 1735 CIRCA

IL TRATTATO DI RETORICA DEL MILAZZESE FRANCESCO PROTO DE ALARCON

Scartabellando tra gli antichi volumi di una Biblioteca può capitare di imbattersi in qualche piacevole sorpresa. È quanto accaduto allo scrivente, che nei giorni scorsi ha scoperto nella Biblioteca Comunale di Milazzo un manoscritto di cui si erano perdute le tracce, oggi ignoto persino ad appassionati e cultori di storia patria. Eppure Stefano Zirilli (1812-1884), colto fondatore della stessa Biblioteca, nel 1876, dopo averlo ricevuto in dono dalla famiglia Ragusi, lo aveva catalogato e custodito con tutti i riguardi e le attenzioni. Si tratta infatti della rara e preziosa opera di un dotto autore milazzese, Francesco Proto de Alarcon, il quale intorno agli anni Trenta del Settecento scrisse un monumentale trattato di «rettorica», ossia l’arte del parlare e dello scrivere secondo precise regole, al fine d’istruire, persuadere, dilettare, commuovere, etc.

Che l’opera del Proto sia monumentale lo attesta in primo luogo il numero elevato di pagine di cui si compone, ben 1.029 fogli scritti con grafia fitta ma ordinata. Un’esposizione piuttosto fluida e scorrevole, se si considera che l’autore scriveva tre secoli fa. Ad impreziosire le pagine un nutrito numero di eleganti raffigurazioni, alcune delle quali a colori.

L’opera, intitolata «Dell’arte del bel dire nella facultà oratoria», esordisce con gli elementi essenziali e basilari della retorica: una lunga serie di regole grammaticali occupa le prime pagine del trattato, una chiara e minuziosa esposizione di aggettivi, avverbi e tra l’altro pronomi e verbi, la coniugazione dei quali incuriosisce non poco il lettore moderno per la denominazione dei singoli tempi, da quello «di avvenire» (futuro semplice) al «preterito imperfetto e perfetto», rispettivamente, imperfetto e passato remoto. Ed ecco che il Proto sciorina questa o quella coniugazione, come ad esempio il «tempo di avvenire» del verbo cantare: «io canterò, tu canterai, colui canterà; noi cantiremo, voi cantirete, coloro cantiranno». Non mancano poi argomenti di gran lunga più impegnativi, quali ad esempio la metafora o il paragrafo intitolato «della onomatopea».

Ma il trattato di retorica del Proto non si limita a questo e passa quindi ad esporre al lettore dell’epoca le regole da osservare per scrivere bene. Gli argomenti sono i più disparati, dalle minuziose istruzioni per scrivere una semplicissima lettera («epistola») a quelle rivolte a coloro i quali avrebbero desiderato immortalare un proprio epitaffio su una lastra marmorea. «L’epistole, seu volgarmente dette lettere, sono necessarie à qualunque persona che voglia dà Uomo discorrere», esordisce il dotto autore milazzese, che dedica a ciascun tipo di missiva un paragrafo distinto e separato. Scorrendo i fogli 97 e segg. del manoscritto ci si imbatte infatti nel paragrafo intitolato «della epistola di condoglianza», in quello dedicato all’«epistola di congratulazione», ed ancora missive di ringraziamento, petizione, «di scuse» e «di negozio» e persino quelle di raccomandazione, scritte affinchè il destinatario «prattichi quella grazia (…) in quel soggetto che gli raccomandiamo, sollecitandolo e favorendolo nei di lui negozi». Per ciascun tipo di lettera il Proto riporta un esempio concreto, una sorta di facsimile (quasi sempre datato «Melazzo 1735»), indicando e descrivendo le singole parti in cui ogni missiva si sarebbe dovuta articolare: «le lettere (…) costa[no] da cinque parti cioè: proloquio, esordio, proposizione seu narrazione, confirmazione et epilogo. Il proloquio è quello titolo, che si dona alla persona à cui si scrive l’epistola, il quale titolo deve essere confacevole alla condizione del personaggio à cui si scrive, secondo la nobiltà, degnità ò prerogativa quello habbia. Poiché se sarà prencipe o duca haverà l’Eccellentissimo, si è marchese l’Illustrissimo, se è semplice cavaliero il Molto Illustre, dei quali titoli nel fine del presente trattato ne darò un catalogo». Questo breve passo consente di comprendere in modo chiaro ed immediato la scorrevolezza e la semplicità che caratterizzano l’esposizione e l’opera del Proto, il quale non manca di citare qua e là la sua Milazzo, «piena di fruttiferi vigneti ed alberi di seta» e con un «Parco reale di caccia» (cfr. pag. 156).

Sin qui la descrizione di questo prezioso manoscritto dimenticato per oltre un secolo tra i polverosi scaffali del fondo antico della Biblioteca Comunale di Milazzo. Una descrizione ahimè frettolosa e lacunosa: purtroppo è stata negata allo scrivente la possibilità di consultarlo con calma negli orari di apertura al pubblico della stessa Biblioteca (nella Milazzo di oggi purtroppo accade anche questo). Per ovviare a questo ed altri stravaganti ostacoli burocratici ad una corretta fruizione del nostro antico patrimonio librario ed archivistico, chi scrive ha inoltrato richiesta scritta agli organi competenti affinché gli venga concessa l’autorizzazione ad accedere al fondo antico per digitalizzare a titolo gratuito ed a proprie spese il trattato del Proto, allo scopo di creare una copia in DVD di sicurezza - da consegnare alla stessa Biblioteca Comunale - che possa salvaguardare e tutelare l’originale da incendi, furti ed altre sfortunate circostanze e nel contempo consentire a chiunque di accedere con facilità a questa preziosa ed antica fonte.

Nel frattempo si coglie l’occasione per invitare studiosi ed appassionati di letteratura e storia patria ad approfondire e studiare ulteriormente l’opera e la biografia del Proto: in tal senso sarebbe auspicabile l’autorevole intervento del prof. Filippo Russo, già sindaco della Città nonché profondo conoscitore delle discipline letterarie, nonché quello di Giovanni Lo Presti, specializzato in ricerche genealogiche che potrebbe individuare i dati anagrafici di questo dotto autore milazzese caduto nell’oblio, autore che il frontespizio del manoscritto si limita ad indicare quale «gentil homo del conseglio e mastra giuratoria della Fidelissima Città di Melazzo». 

Al seguente link, alcune immagini del manoscritto:

venerdì 15 luglio 2011

E' TORNATO GARIBALDI

E' tornato nel piano nobile di Palazzo D'Amico il quadro ottocentesco, di proprietà comunale, di Giuseppe Garibaldi, oggetto di un recente restauro finanziato generosamente, come comunicato dal sindaco Pino, dalla dott.ssa Elvira D'Amico, milazzese nonchè dirigente ai beni storici, artistici e iconografici della Sovrintendenza di Palermo. Il rinnovamento del dipinto è stato curato dalla restauratrice Marianna Saporito. Un plauso alla generosità ed alla sensibilità culturale di questa studiosa milazzese, che col suo finanziamento ha restituito nuova vita ad uno dei cimeli risorgimentali più interessanti della nostra Città.

Il quadro prima del restauro:
… e dopo.

mercoledì 6 luglio 2011

LA SPLENDIDA COLLEZIONE DI ANTICHE CARTE GEOGRAFICHE DELLA CITTA’ DI MILAZZO

Un piccolo tesoro, ignoto ai più. Oltre un centinaio di antiche carte geografiche, donate alla Biblioteca Comunale dall’illustre milazzese Stefano Zirilli nel 1884, alcuni mesi prima della sua morte. Una preziosa collezione rimasta per oltre un secolo “nascosta” tra i polverosi scaffali dell’Archivio Storico comunale, che oggi finalmente apre i suoi forzieri per mostrare ai Milazzesi alcuni dei suoi pezzi pregiati.

Un’affascinante serie di eleganti carte - alcune risalenti al Cinquecento ed al Seicento, ma quasi tutte pubblicate nel Settecento - che raffigurano perlopiù stati europei  e province italiane e che provengono dalla ricchissima biblioteca privata di palazzo Zirilli (oggi fabbricato “Prenatal” in Marina Garibaldi), il cui proprietario, Stefano Zirilli (1812-1884), peraltro fondatore della Biblioteca Comunale, collezionava carte geografiche pregevoli e rare: si pensi che alcune di esse vengono oggi valutate sui mercati antiquari decine e decine di migliaia di euro.

Una ricchissima collezione che potrebbe fare bella mostra di sé - in modo permanente - nei recuperati locali del Mastio al Castello, peraltro restaurato non a caso quale “bene delle Comunità Europea”; ed un’esposizione di antiche carte geografiche raffiguranti i diversi stati del vecchio continente conferirebbe senza alcun dubbio al nostro maniero quella dimensione europea che merita.

Al link seguente è possibile visualizzare circa 300 fotografie ad alta risoluzione: eseguite dallo scrivente, raffigurano questa stupenda collezione milazzese:
http://www.panoramio.com/user/3112587/tags/La%20splendida%20collezione%20di%20antiche%20carte%20geografiche%20dell%27Archivio%20Storico%20comunale%20di%20Milazzo